IL MOVIMENTO CATTOLICO LUCCHESE | 1871 - 1921

 

Nel 1849 nasce a Lucca la Pia Aggregazione Cattolica (PAC), che è stata descritta come l'inizio del Movimento Cattolico Italiano [1], ma che in realtà era ben diversa. Società segreta, giuridicamente inesistente, che, dopo l'unione del ducato di Lucca al granducato di Toscana, ha un solo scopo: spingere il clero e il popolo lucchese al rifiuto delle Leggi Leopoldine. Quel rifiuto fu ripreso con forza da mons. Arrigoni, che, dopo una lotta accanita durata alcuni anni, ottenne che la diocesi di Lucca fosse esonerata dall'osservanza di quelle leggi per vari anni.

Successivamente una forte diffusione del movimento cattolico nella diocesi si ebbe ad opera dall'arcivescovo mons. Ghilardi, dopo il congresso di Venezia (1874) e quello di Firenze [2], durante il quale fu fondata l'Opera dei Congressi e Comitati cattolici (1875). Più tardi fu di grande aiuto la fondazione de L'Esare da parte del Bottini, proprietario e direttore, con l'aiuto del Barsotti. L'Esare, bisettimanale nel 1886 e quotidiano dal 1894, era uno strumento molto efficace perché sempre letto dai parroci, che fuori della città avevano grandissima influenza. Effettivamente molti parroci fondarono il comitato parrocchiale del' OdC. Ne conosciamo pochissimo le attività: partecipavano alle feste della parrocchia, raccoglievano soldi da mandare al papa, allora ritenuto, esagerando molto, in difficoltà economiche. Saltuariamente, dopo la sua morte, con altri comitati parrocchiali, facevano delle manifestazioni in onore di Pio IX.

Intanto Toniolo aveva fondato nel 1890 l'Unione Cattolica per gli Studi Sociali in Italia (UCSSI), subito approvata da Leone XIII. Toniolo fu subito eletto presidente e nominò vice presidenti L. Bottini e C. Sardi [3]. Tutti e tre erano conosciuti e ben visti in Vaticano. Su decisione di Leone XIII la sede della UCSSI fu posta a Lucca.

Nel 1891 Leone XIII pubblicò la Rerum Novarum, che esortava vivamente a lavorare in difesa degli operai, ma proibendo gli scioperi e indicando le corporazioni, non i sindacati, come lo strumento di cui i cattolici dovevano servirsi per ottenere migliori condizioni operaie. Con la proibizione degli scioperi e il suggerimento delle corporazioni i cattolici potevano fare ben poco.

Negli anni immediatamente successivi nacque in Belgio la Democrazia Cristiana, che si diffuse rapidamente in Francia e nel 1894 arrivò in Piemonte; e a poco a poco nell'Italia centrale ed anche a Lucca. Il Bottini nel '96 incaricò don Carlo Fambrini, di illustrarne sull'Esare le idee fondamentali. Il Fambrini, che era stato insegnante di teologia nel seminario del decanato di S. Michele di cui era decano mons. Giovanni Volpi, era uomo molto intelligente, di vastissima cultura ed aperto sui problemi degli operai. Mons. Volpi era un sacerdote molto stimato dalla popolazione della diocesi e da mons. Ghilardi per la sua spiritualità, ma aveva espulso il Fambrini dall'insegnamento nel suo seminario senza validi motivi [4].

Gli articoli de L'Esare fecero a Lucca molto scalpore, ma non portarono i cattolici lucchesi a nessuna azione secondo lo spirito della DC. Erano guidati da cittadini di condizioni economiche abbastanza agiate in quanto possidenti di terreni agricoli, nemici dei socialisti, ma senza nessuna voglia di impegnarsi in una lotta contro altri proprietari terrieri o contro gli industriali. Intervenne il Toniolo che aiutò il Bottini ad organizzare un Circolo di Studi Sociali, per dare ai cristiani che avessero voluto occuparsi dei problemi operai la necessaria conoscenza delle idee democristiane. Ma il circolo, con molti membri conservatori, non faceva molto e i giovani che vi erano entrati se ne allontanarono e fondarono un proprio circolo, ma che rimase al livello di conversazioni fra i soli suoi membri.

Mentre i due circoli vivacchiavano, cominciarono ad arrivare a Lucca le idee di Murri, attraverso la Cultura Sociale, che scosse anche i cattolici lucchesi, che però non cominciavano ad agire. Fu il canonico Fambrini che si rivelò capace di iniziare una attività per affrontare il problema operaio. Il canonico sapeva bene che mons. Ghilardi e il Volpi, divenuto vicario generale, erano contrari ad ogni attività contro i datori di lavoro o i possidenti che davano le loro terre a mezzadria. Sapeva anche che da solo, e mal visto dal Volpi, non poteva fare nulla. Tentò e riuscì a convincere il Bottini a mettersi con lui al lavoro per ottenere dall'arcivescovo l'autorizzazione a fondare un gruppo di democristiani che aiutassero gli operai ad ottenere miglioramenti salariali e a combattere la diffusione dei socialisti. Bottini, che almeno conosceva le corporazioni esistenti in Francia, era molto stimato da mons. Ghilardi, che non conosceva i problemi degli operai. Autorizzò il Bottini a cominciare un'attività in loro favore. Nacque così, sotto la guida del Fambrini, ma con la copertura del Bottini, l' Unione Democratica Cristiana, che dette vita alla Lega Cattolica del Lavoro, la quale organizzò alcuni sindacati di diverse categorie. Cominciarono le vertenze con i datori di lavoro, con alcuni successi.

Fu anche aperta una grossa vertenza con i proprietari di aziende edili, ma senza nessun risultato. Dopo 7 mesi di trattative, nel 1902, 700 muratori iniziano uno sciopero, primo sciopero avvenuto a Lucca, che fu ben visto dal sindaco e dal prefetto, che videro le manifestazioni dei muratori ben disciplinate, senza alcun disordine e perché riconobbero che il loro salario era veramente bassissimo. I muratori ottennero quanto chiedevano ed anche il Bottini, ed alcuni democristiani che non avevano partecipato alla vertenza, furono contenti del risultato. Ma la reazione dell'arcivescovo e del Volpi fu durissima, con rimproveri verbali a tutti i dirigenti della Lega Cattolica e soprattutto al sacerdote assistente della lega dei muratori, mentre il Bottini abbandonò il Fambrini e tutti i democristiani. Da allora cominciò una dura lotta della curia lucchese contro i democratici cristiani, che continuò con il successore di mons. Ghilardi.

Dopo la morte di mons. Ghilardi (4-7-1904), mons. Volpi fu nominato vescovo di Arezzo e nel 1905 arriva a Lucca un nuovo arcivescovo: mons. Benedetto Lorenzelli, già nunzio a Parigi, senza successi. Fu mandato, dopo un breve periodo trascorso a Roma, a guidare la diocesi di Lucca. Il Lorenzelli si occupò pochissimo del movimento cattolico, che Pio X aveva diviso in tre Unioni - Popolare, Economico-sociale ed Elettorale - alle quali era proibito fare alcun lavoro in comune, e poi ulteriormente frammentate mettendole sotto la indiscutibile guida di ciascun vescovo. Il movimento cattolico era terribilmente indebolito. A Lucca ci furono molti scontri fra la Direzione diocesana ed un gruppo di cattolici che si occupavano delle amministrative guidati dal Bottini, che non aveva nessun in carico, non obbediva a nessuno e guidava gli elettori con L'Esare. L'Unione Popolare, alla quale l'arcivescovo non dava alcuna direttiva, andò presto in crisi. Quella Economico Sociale aveva pochissimi iscritti. L'Unione elettorale ebbe molte lotte con la Direzione diocesana e visse in alternanza di vittorie e di sconfitte nelle elezioni amministrative.

Mons. Lorenzelli mostrò un carattere duro e il clero non lo vide bene. Aveva ridotto al silenzio i democratici cristiani. Non gradiva il Bottini, che aveva molta influenza nelle campagne elettorali con il suo giornale, a volte contro il vescovo. Con sorpresa di tutti l'arcivescovo fece una sola assemblea diocesana della Unione Popolare nel 1909. Dette consigli ai presenti sulla vita spirituale solo commentando la vita di S. Zita, santa lucchese vissuta nel 1200, senza dir niente dei compiti specifici di quella Unione. A parte gli aspetti strettamente religiosi, si era occupato solo delle elezioni. Nel 1910 si dimise.

Gli successe mons. Marchi che non dava direttive pastorali concrete [5], si occupava il meno possibile della Unione popolare e poco anche di quella elettorale affidandosi alla Direzione diocesana, che sostenne grandi polemiche con Bottini su chi candidare alle politiche del 1913. L' Unione-economico sociale sembrava a Lucca inesistente. Poi tutta la popolazione fu presa dalla prima guerra mondiale, dalla preparazione di pacchi di indumenti e viveri da mandare ai parenti al fronte, dalla organizzazione di ospedali per i combattenti feriti, dalla sistemazione di profughi dalle zone di guerra. Per questi scopi tutti lavoravano senza divisioni di idee politiche o religiose.

In quel periodo ci fu un durissimo scontro fra Bottini ed don Roberto Tofanelli, delegato per la Buona stampa, seguito da un gruppo guidato da Fambrini, con l'appoggio del card. Maffi, che conosceva bene la situazione di Lucca. Molti volevano togliere L'Esare al Bottini, che si trovava anche in forti difficoltà finanziarie. Per tutto l'anno 1915 la polemica infuriò, il clero e il laicato cattolico si divisero, tutti chiedevano l'intervento del Vaticano, che rispondeva che era compito dell'arcivescovo chiudere la questione con un suo intervento. Ma mons. Marchi taceva. Alla fine dell'anno il Bottini, combattuto dalla Curia, si arrese. Scomparve un uomo di notevole valore, che aveva fatto molto per il Movimento Cattolico lucchese e toscano, ma che con la mania di comandare a tutti si era fatto fin dai primi anni del Novecento troppi nemici.

Dopo la fine della guerra con la nascita del PPI e delle Leghe bianche il movimento cattolico cambia in misura tale che si può dire scomparso. L'Unione popolare era in crisi, nella diocesi di Lucca già prima della fondazione del PPI. Il numero degli iscritti era profondamente diminuito già durante la guerra. Nato il PPI, anche chi era iscritto alla UP si getta nel PPI. Ma il PPI, partito politico aconfessionale, non era un movimento cattolico. Vi si videro subito apparire le divisioni nate alla nascita della DC alla fine dell'Ottocento. I cattolici lucchesi sono in continua lotta fra loro: i conservatori, di destra, difendono i propri interessi economici; quelli di sinistra vogliono aiutare gli operai e i mezzadri nei loro diritti. Nessun accordo.

Ma insieme al PPI è nata una lega di operaie, più tardi anche di operai della Cucirini Cantoni Coats. Nacquero altre leghe che si chiamarono Leghe Bianche, perché guidate da un prete. Una parte dei popolari lavora anche per le leghe bianche, che i popolari conservatori, entrati nel PPI senza preoccuparsi del suo programma e delle idee di Sturzo, chiamano leghe rosse. Le leghe bianche sono state fondate dal parroco di san Marco, Pietro Tocchini, nella cui parrocchia si trovava la fabbrica più grande della provincia di Lucca: la CCC. Nell' organizzare il sindacato dei cucirini e nel fondare sindacati in altre aziende lo aiutava Arturo Chelini, da giovane seguace di Fambrini nella Lega Cattolica del Lavoro, ora maturo e molto impegnato sia nel guidare i popolari di sinistra, sia nel portare nuovi aderenti alle leghe bianche. La maggioranza degli iscritti alla sezione di Lucca del PPI, molto numerosa e in maggioranza di giovani, seguiva Chelini e don Tocchini, ma molti parroci e cattolici benestanti, pur essendo iscritti al PPI, dicevano che Chelini, e coloro che lo aiutavano, erano diventati socialisti. C'era una forte polemica interna al PPI, appena nato. Le leghe bianche raggiunsero Viareggio ed entrarono, soprattutto nel 1920, anche nel mondo degli agricoltori.

Il Movimento cattolico perdeva iscritti. Cercava di rialzarlo solo don L. Marchesini, parroco della piccola parrocchia di Piegaio nella val di Serchio, che vi si impegnava, scrivendo su un piccolo giornale parrocchiale, e invocando l'intervento della direzione italiana dell'Unione Popolare. Da Roma partirono lettere per l'Unione Popolare. Ma assolutamente senza risultati.

Ma ci fu un forte sviluppo di circoli giovanili maschili, e la nascita in città a Lucca di alcuni circoli femminili, prima inesistenti. Con l'inizio della smobilitazione tornano a casa molti giovani e ogni parroco si impegna fortemente a riunirli nel circolo della parrocchia. A Lucca i due circoli più numerosi ed attivi, Nova Juventus di san Marco e Volto Santo di s. Maria Bianca, si impegnano a visitare i circoli della campagna vicina per rianimarli ed aiutarli a riprendere le ben note attività: cultura religiosa, vita spirituale e partecipazione alle celebrazioni liturgiche della parrocchia, preparazione a discutere contro i socialisti, filodrammatiche, attività ricreative. I giovani dei circoli erano tutti da 20 anni in poi, ma nascono sezioni di aspiranti all'età di 15-19 anni, con un proprio presidente, una propria vita, che preparava a passare al circolo dei giovani.

All'inizio del 1919 i circoli giovanili erano 21, ma con il ritorno dei militari cominciano ad aumentare. In città riprende a lavorare la scuola per propagandisti con due incontri ogni settimana e don Fambrini e Giovanni Sardi, figlio di Cesare, come docenti. Ancora più importante la nascita di un gruppo di assistenti di vari circoli giovanili, riuniti sotto la guida di don Ghilardi, canonico lateranense di S. Maria Bianca, che aveva una tale esperienza di formazione di giovani da poter guidare giovani preti ancora inesperti. Sempre a S. Maria B. don Fambrini e G. Sardi formano un gruppo di giovani che partecipano alla Messa domenicale seguendola su un messalino in italiano, ma anche cominciando a rispondere ad alta voce a quanto diceva il sacerdote che presiedeva la celebrazione necessariamente in latino. Erano studenti e capivano.

Nel settembre 1920 abbiamo in diocesi 58 circoli giovanili, più varie sezioni di aspiranti. Il 7 settembre di quell'anno ci fu in Garfagnana un grande terremoto, con morti, case distrutte, ponti crollati. Appena saputa la notizia i giovani dei circoli cattolici percorsero la vie della città con carretti per raccogliere cibi, vestiario ed altre cose necessarie. Le caricarono su un autocarro e li portarono ai paesi disastrati. Molti che erano ancora senza lavoro, rimasero a lungo a lavorare in Garfagnana per sistemare quanto era possibile. La stampa italiana riportò questi fatti.

La crescita del movimento cattolico giovanile della diocesi si manifestò ampiamente il 19-6-1921 in un congresso tenuto a Lucca al Teatro del Giglio e preparato con una accuratezza straordinaria: elenco dei 75 circoli esistenti in quel momento, numero degli iscritti con 2.400 soci e 800 aspiranti, Ordini del Giorno da discutere, titoli e nomi dei relatori dei vari argomenti. Tutto stampato. Il teatro era completamente pieno di giovani e tutto si svolse in ordine. Tutto era stato organizzato dal consiglio diocesano. Era di grande importanza che mentre gli adulti discutevano accanitamente divisi fra conservatori e uomini collaboratori delle Leghe Bianche, i giovani manifestassero un impegno nella vita dei circoli parrocchiali ed una capacità organizzativa per attività diocesane di notevole valore. E soprattutto che avessero raggiunto, fra aspiranti e soci, il numero di 3.200 iscritti, mentre le Unioni degli uomini scomparivano.

Lenzo Lenzi

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[1] M. Stanghellini - U. Tintori, Storia del Movimento Cattolico Lucchese, Roma 1958, pp. 55-66.

[2] A Firenze esisteva una forte associazione cattolica, ma che non era entrata nell'Opera dei Congressi.

[3] Il conte Cesare Sardi, uomo di grande fede e di grande cultura, era di solito eletto fra i consiglieri comunali, ma era molto diverso dal Bottini, per cui si dedicò a diffondere la Confraternite della Misericordia in Toscana.

[4] Il canonico Fambrini aveva spiegato agli studenti del seminario di san Michele che si poteva trovare una armonia fra i racconti della creazione del libro della Genesi e le concezioni dell'origine del mondo che allora venivano presentate senza l'opera di Dio creatore.

[5] Per capire la situazione si ricorda che dal 1910 al 1928, data della sua morte, fece una sola volta la visita pastorale dal 1912 al 1916, contro le disposizioni della S. Sede.